Andare per Silenzi, il nuovo libro di Franco Michieli
E’ in uscita il nuovo libro di Franco Michieli, garante internazionale di Mountain Wilderness, geografo ed esploratore.
Lunghe traversate da un capo all’altro della Norvegia, su isole popolate solo di nidiate di uccelli, in mezzo a paesaggi rocciosi e selvaggi, per giorni o settimane, senza compagni e senza mappe, nel silenzio più assoluto. Sembra un’immersione nel vuoto, invece è un’esperienza totalizzante: non sono gli altri a segnare la via, siamo noi a sceglierla a ogni passo.
L’attenzione si acuisce, la presenza si fa costante: solo così il cammino è vero incontro con un ambiente partecipe. Le acque che scorrono tracciano il percorso, il vento e la pioggia dettano il passo, gli animali si allertano e seguono l’andare umano. Franco Michieli, garante internazionale di Mountain Wilderness, geografo ed esploratore, da quasi quarant’anni alterna avventure in solitaria, in coppia e in gruppo, su strade battute e in luoghi disabitati, affidandosi alle indicazioni della natura, certo che il varco si rivelerà da sé.
In questo libro ripercorre alcuni dei suoi viaggi – dal whiteout del deserto lavico islandese alle ascensioni andine tra insediamenti di antica spiritualità – rimettendo in discussione l’idea di compagnia: siamo più soli nella folla cittadina, dove la miriade di stimoli si spegne in un bombardamento fragoroso, che nell’isolamento dei boschi, in cui il silenzio, per chi sa ascoltare, si fa denso di voci. Qui, lontano dai condizionamenti tecnologici, riemerge la nostra connessione primordiale e istintiva con la natura e con i nostri simili: come può esserci solitudine fra tanta animata bellezza?
Di seguito, per gentile concessione di Montagna TV, pubblichiamo una breve intervista a Franco Michieli
Parliamo un attimo del libro. “Andar per silenzi” è un titolo molto evocativo…
È un titolo che ripercorre la mia storia e evoca molti aspetti di questo approccio alla natura che sviluppato nel tempo. Prima di eliminare bussole, mappe e altre attrezzature dalle mie traversate sono passati molti anni. Nel dettaglio dalla mia prima traversata (Alpi, nda) alla prima senza nulla sono passati 17 anni. Ho dovuto imparare e formarmi un’importante esperienza prima di poter togliere.
Adesso sono passati vent’anni dalla prima senza attrezzature e ogni volta mi ritrovo in un mondo sempre più silenzioso.
Cosa vuol dire?
Durante queste esperienze riesco far tacere le troppe cose che crediamo di sapere. Faccio tacere gli strumenti e le troppe informazioni preconfezionate che ci arrivano da tutte le parti.
Questo tipo di lettura del mondo naturale funziona tanto meglio quanto più ci mettiamo in una condizione di silenzio per poter ascoltare i suoni della natura.
Ci racconti qualche sensazione dell’andare senza mezzi tecnologici?
Può sembrare strano, però è una sensazione di grande serenità, di grande fiducia. Penso che anche questo sia un pensiero arcaico, di quando i nostri antenati di affacciavano su un territorio che risultava completamente nuovo all’uomo, in un vasto spazio dove ogni vita è possibile perché ancora vergine.
Forse una volta era tutto visto in modo più utilitaristico mentre oggi lo stesso sentimento assume un carattere contrario: un territorio è affascinante perché ancora non sfruttato dal capitalismo che impera orami in tutto il mondo.
C’è una frase nel libro che recita “Siamo più soli nella folla cittadina”…
Esistono molti tipi di solitudine. Non voglio essere universale, parlo per la mia esperienza in cui sono riuscito a trovare una corrispondenza tra l’animo umano e la vita che esiste intorno.
Con l’età non trovavo più corrispondenza tra me e il mondo che ritrovavo al ritorno dalle traversate. Il tipo di vita, le aspettative delle persone erano lontane da quel che si era sviluppato in men durante i mesi passati tra le montagne. Era una sensazione che mi rendeva solo in mezzo alla gente.
Parte di questo però è sicuramente legato al fatto che ho frequentato le montagne fin da bambino sviluppando un rapporto di dialogo, intimità e rispetto con la natura. L’ambiente mi ha sempre dato una forma di compagnia. Forse per questo non sono mai riuscito a trovare, nella vita artificiosa della grande città, un mio equilibrio di felicità.