Dolomiti patrimonio del Mondo
La genesi di Dolomiti patrimonio Unesco e il ruolo di Mountain Wilderness. Di Luigi Casanova
Nella conca di Cortina d’Ampezzo dal 7 al 9 agosto 1993 gli attivisti di Mountain Wilderness, SOS Dolomites e Legambiente levarono in volo una colorata mongolfiera per chiedere al ministero dei Beni Culturali di avanzare la candidatura delle Dolomiti a patrimonio culturale dell’umanità. Collaborando con la Regione Veneto, Mountain Wilderness elaborò un ampio progetto che venne sostenuto dalla regione e dalla Provincia di Trento. La provincia di Bolzano, tramite il suo presidente Luis Durnwalder, affossò il progetto affermando che “in Dolomiti mai sarebbe venuta Parigi a comandare”. L’associazione propose diverse manifestazioni a sostegno dell’iniziativa, tra le quali la partecipazione, tramite un gruppo di 12 concorrenti, alla Marcialonga del 1994.
Da allora l’associazione cambiò strategia lavorando anche assieme al ministero dell’ambiente. Questi nel 2004 ripropose il tema inserito nella cornice di Monumento naturale. Ma già prima, a Venezia, l’associazione propose un gemellaggio significativo fra la Repubblica marinara, già inserita nell’elenco dei patrimoni UNESCO, e le Dolomiti. Un obiettivo lungimirante. Il progetto del 2004, come varato dal ministero, presentava clamorose lacune, fra le quali l’esclusione di gruppi di straordinario valore quali il Brenta, il Latemar e le inclusioni di aree discutibili della zona vicentina e del Garda. Le osservazioni di Mountain Wilderness vennero recepite, a parte la perdita, incomprensibile, dei gruppi del Sella e del Sassolungo-Sassopiatto.
Era veramente difficile offrire credibilità ad un disegno tanto complesso e dimostrare ad UNESCO che cinque provincie diverse e tre Regioni riuscissero ad offrire una governance unitaria a 9 gruppi montuosi. Normative urbanistiche diverse, di tutela, di mobilità, province autonome e a statuto ordinario, condizioni sociali diversissime. L’elemento unificante lo si trovò nelle aree protette, fossero queste parchi nazionali, regionali o zone SIC e ZSC. Il 26 giugno del 2009 a Siviglia le Dolomiti vennero inserite nella lista UNESCO dei patrimoni naturali.
Da allora l’associazione, sempre sostenuta dalla presenza attiva di CIPRA Italia, ha seguito l’iter della gestione e della stesura dei documenti di gestione. Un impegno faticoso che aveva bisogno di approfondimenti tecnici e scientifici, che doveva investire in grande sensibilità politica e in capacità di confronto con i soggetti più diversi per cercare di evitare che tale marchio divenisse solo un prodotto turistico, per cercare di portare i protagonisti del Consiglio di amministrazione ad investire realmente in qualità, progetti di conservazione e di riqualificazioni delle tante situazioni di degrado diffuse nel patrimonio. Per questo motivo Mountain Wilderness, fin dall’inizio, ha fatto parte del Collegio dei soci sostenitori. Per incidere.
Oggi sono presenti tanti dubbi verso questo impegno. La Fondazione Dolomiti UNESCO continua a ribadire di non aver alcun potere. Chi siede nel Consiglio di amministrazione (i politici delle varie istituzioni pubbliche) sostengono documenti condivisi anche dal mondo alpinistico e ambientalista e poi, a casa loro (vedi quad, eliski, aree sciabili, riconversioni paesaggistiche), operano in modo diametralmente contrario. Siamo in presenza forse del più grande successo ottenuto da Mountain Wilderness. Ma c’è il rischio che tale successo diventi un ulteriore pericolo per la conservazione del patrimonio Dolomiti. Un complesso giocattolo lasciato in mano agli operatori turistici e alle Aziende di promozione turistica.
Siamo ritornati, dopo un severo conflitto, a ridare fiducia al percorso intrapreso. In tempi rapidi come ritorno chiediamo risposte certe e definitive alle nostre idealità: basta manifestazioni a motore sulle Dolomiti, investimento nella ricerca scientifica, attuazione dei piani di conservazione e di riqualificazione ambientale e paesaggistica dei territori, norme severe sull’attività venatoria con rispetto massimo dei grandi predatori.
Non ci sembra di chiedere molto. I cambiamenti climatici oggi ci impongono coraggio e scelte ben più drastiche. Anche in Dolomiti, o la si smette di consumare suolo e paesaggio, o si è destinati alla marginalizzazione economica anche del settore turistico. Oltre a perdere definitivamente un patrimonio paesaggistico e di biodiversità unico al mondo.
Luigi Casanova