La strenua difesa del Cansiglio
Forte fu la pressione esercitata dalla Regione Friuli per trasformare il massiccio in un unico e vasto comprensorio sciistico. La prima marcia di protesta venne organizzata all’annuncio dell’imminente taglio del bosco. Di Toio De Savorgnani
Il Cansiglio-Cavallo non è certo una montagna famosa fuori dal Veneto e dal Friuli, ma chi ne conosce la storia ed anche i notevoli valori naturalistici sa che non è proprio così secondaria, pur avendo vicini i ben più noti gruppi dolomitici. La foresta era già nota al tempo dell’impero romano e citata da Plinio il Vecchio come il luogo da cui provenivano i tronchi più grandi mai visti, mentre nel medioevo era una importante proprietà imperiale.
La foresta del Cansiglio, con i suoi faggi altissimi, è stato uno dei possedimenti forestali più importanti della Repubblica di Venezia, ne ricavò i remi delle sue galee; nel Bosco da Reme, nel 600, nacquero le regole della selvicoltura moderna che si applicano in buona parte ancora oggi. Le 109 galee e le 4 grandi galeazze veneziane nel 1570 furono determinanti per la vittoria nella battaglia di Lepanto poiché, in assenza di vento, si mossero a forza di remi per inserirsi tra le navi della flotta ottomana: quei lunghissimi remi erano fabbricati con il faggio del Cansiglio.
Dopo la caduta della Serenissima, Napoleone nel 1808 la dichiarò Foresta imperiale inalienabile, confermata come tale anche dagli asburgici e poi dal Regno d’Italia e infine dalla Repubblica. La prima relazione scritta di una salita ad una cima dolomitica è quella, in latino, del medico veneziano Stefanelli e del famoso botanico bolognese Zanichelli che nel 1726 si spinsero oltre la foresta per raccogliere piante e salirono in vetta al Monte Cavallo: si può affermare che l’alpinismo nelle Dolomiti sia nato su una cima definita minore.
In tempi più recenti, uno speleologo triestino che usciva dal Bus de la Lum (fino al 1924 ritenuto la cavità più profonda della Terra) in Pian Cansiglio, rimase impressionato dalla visione del Monte Cavallo, lo salì qualche giorno dopo e da quella facile scalata iniziò una grande avventura alpinistica: era Emilio Comici. Durante la Resistenza il Cansiglio ospitò forse la maggior concentrazione di partigiani di tutte le Dolomiti; ad addestrarli e guidarli fu il maggiore inglese Harold “Bill” Tilman, uno dei più noti alpinisti himalaiani di quegli anni che, assieme a Shipton nel 1924 conquistò il Nanda Devi senza ossigeno e nel 1938, capo spedizione all’Everest, arrivò fino a 8150 m di quota, per sparire poi durante una traversata atlantica su barca a vela nel 1978, a 80 anni. Quindi Cansiglio montagna internazionale.
Causa le difficoltà di sfruttamento e i divieti imposti da Venezia, il Cansiglio si è conservato quasi intatto anche dal punto di vista naturalistico, tanto da diventare area SIC e ZPS in Rete Natura 2000. Ma dagli anni ‘70 in poi fu molto forte la pressione esercitata dalla regione Friuli per trasformare tutto il massiccio in un unico e vasto comprensorio sciistico, iniziando da Pian Cavallo, dove fu costruito un villaggio turistico e molti impianti e piste per lo sci da discesa.
Nel 1987 dovevano iniziare i lavori per collegare il versante friulano del Cansiglio con quello veneto ancora intonso e il primo impianto sarebbe dovuto passare per Forcella e Casera Palantina. Appena il nostro gruppo locale, costituito in “Comitato per il Parco del Cansiglio” venne informato da una sezione del CAI (quella di Sacile) dell’imminente inizio del taglio del bosco, chiamò a raccolta tutte le associazioni ambientaliste (CAI in prima fila, ma anche WWF, Legambiente, LIPU, Italia Nostra): la risposta fu immediata. La appena nata sezione italiana di Mountain Wilderness rispose con entusiasmo. La risposta degli alpinisti fu superiore a qualsiasi aspettativa.
La marcia di protesta fu organizzata in poche settimane e il 13 novembre a Casera Palantina ci si ritrovò in 2000 partecipanti, tra i quali Calo Alberto Pinelli, Fausto De Stefani, Alessandro Gogna e Kurt Diemberger, parecchi rappresentanti politici, anche parlamentari e consiglieri regionali. Il sindaco locale impose oltre 200 multe per divieto di sosta nel grande piazzale dove era previsto il parcheggio per gli impianti di risalita, furono tagliate le gomme ad una cinquantina di auto e, a sera, vennero distrutte tre automobili con accette e spranghe. Dopo questi eventi di Cansiglio si parlò a livello nazionale, e quello che era stato chiamato Raduno di alpinisti ed ambientalisti in difesa dell’antica foresta del Cansiglio, è stato ripetuto ogni anno fino alla attuale trentesima edizione.
In tutti questi anni non ci siamo occupati solo del collegamento sciistico, ma anche delle due basi militari abbandonate di cui abbiamo ottenuto la demolizione e la bonifica, di impianti eolici che non sono riusciti a costruire. Ci siamo anche impegnati per fermare il tentativo di abbattere oltre un migliaio di cervi. Sull’onda della richiesta di riconoscimento delle Dolomiti quale Patrimonio dell’Umanità, abbiamo rivolto un appello all’Unesco affinché il Cansiglio possa diventare Riserva della Biosfera. L’impegno attuale è quello di impedire l’inizio della vendita di parti del demanio, a cominciare da un albergo abbandonato, ma che potrebbe essere solo il primo episodio di una lunga serie. Sostenuti anche dall’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, dove ha sede nazionale la nostra associazione, abbiamo organizzato conferenze stampa, digiuni e manifestazioni.
Per quel che riguarda la mia esperienza personale, sono entrato in MW Italia fin dall’anno della sua nascita e nel direttivo nazionale qualche anno dopo. 24 anni, una così lunga militanza ha determinato in me l’attitudine ad essere sempre pronto a intervenire e a non delegare ad altri il compito di intervenire in difesa dell’ambiente, soprattutto quello montano.
Toio De Savorgnani