L’eredità dell’ISDE

Tra il 30 agosto e il 4 settembre 2021, in Lombardia (provincia di Pavia, principalmente lungo la valle Staffora), e in Piemonte (provincia di Alessandria, principalmente lungo la val Curone e la val Grue) si è svolta la 95esima edizione della competizione denominata “Sei Giorni Internazionale di Enduro”, più nota come ISDE (International Six Days of Enduro), promossa dalla Federazione Internazionale di Motociclismo (FIM).

Il “Forum Sentieri Vivi 4P”, un coordinamento creato tra numerose associazioni interessate all’ambiente e all’escursionismo operanti nel territorio ove si è disputata la gara, prima che l’ISDE avesse luogo, per tempo e con forza ne ha evidenziato il forte impatto ambientale, segnalando anche la stridente contraddizione tra l’impegno e gli investimenti pubblici destinati al turismo lento, alla valorizzazione della biodiversità e dell’ambiente, da un lato, e, dall’altro, l’etichetta di “valli dell’enduro” così attribuita – a livello internazionale – a zone in cui è già largamente inosservato il divieto di praticare il fuoristrada con mezzi a motore per puro divertimento, divieto operante, al di fuori di percorsi autorizzati, non solo in Piemonte e in Lombardia, ma in gran parte d’Europa. Proponiamo le conclusioni dell’attività di verifica compiuta dalle associazioni aderenti al Forum (riguardo sia al rispetto delle normative, sia allo stato dei luoghi che sono stati percorsi dai concorrenti) e alcune considerazioni conclusive; trovate l’intero documento qui

Conclusioni

Sono trascorsi ormai quasi tre mesi dal 4 settembre (data in cui si è conclusa la “Sei giorni internazionale” di enduro), e la documentazione e le analisi contenute in questo lavoro rafforzano il giudizio già da noi espresso: per i nostri territori il lascito di questa competizione è un’eredità “amara”, che accomuna le due regioni coinvolte, le quali regolano la materia con norme simili ma non identiche.

La normativa piemontese sulle gare fuoristrada è stata introdotta nel 2011. Nell’attribuire la competenza autorizzativa ai singoli comuni, i legislatori di palazzo Lascaris (come confermano i verbali della discussione in consiglio regionale) avevano in vista manifestazioni assai meno complesse rispetto alla “Sei giorni”, che ha coinvolto ben quindici comuni delle valli tra tortonese e novese, la val Curone e la val Grue in primis, impegnando il territorio con un tracciato lungo quasi 200 km.

E’ paradossale che gli unici a possederne una visione e un quadro globale siano stati gli organizzatori: la disattenzione e l’inerzia delle singole amministrazioni comunali ha fatto sì che non sia stato attivato alcun coordinamento per giungere a una valutazione d’insieme.

Carenze di risorse umane da impegnare in un’attenta e dettagliata analisi, ma anche una (deliberata o meno) sottovalutazione delle conseguenze dell’evento, hanno portato la gran parte dei comuni a rilasciare autorizzazioni su schemi “fotocopia”, senza richiedere e compiere quegli approfondimenti che sarebbero stati necessari o almeno opportuni, considerati i problemi emersi per il versante piemontese.

Li ricordiamo: inosservanza, in due comuni della val Curone, del limite temporale di tre giorni previsto dalla legge regionale e anche di quelli stabiliti dai rispettivi sindaci nell’autorizzare la gara; transito concesso o comunque non impedito in alcune zone che avrebbero potuto/dovuto essere escluse dal disegno del percorso; pesanti impatti sulle varie matrici ambientali; danneggiamento del fondo di molti tracciati (prevedibile, avendo accettato che la gara si sviluppasse attraverso un territorio già intrinsecamente fragile); assenza di garanzie circa i corretti ripristini (che, alle date dei nostri sopralluoghi e nei punti da noi visitati, non risultavano effettuati).

Diversa la situazione per la valle Staffora: la Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese (CMOP), in base alla normativa lombarda, ha avuto la possibilità di compiere una valutazione d’insieme, in quanto da un lato era chiamata ad autorizzare la gara sul proprio territorio (coincidente con quello su cui si è sviluppato l’ISDE, a parte brevi tratte nel comune di Rivanazzano Terme), e dall’altro, verso i comuni che la compongono, era tenuta ad esprimere pareri vincolanti sulle autorizzazioni richieste per i transiti sulla viabilità agro-silvo-pastorale (VASP).

La scelta degli organizzatori di prevedere per circa 17 km il transito lungo torrenti, prevalentemente in corrispondenza dello Staffora e dell’Aronchio, comportava poi la necessità che fosse la Regione Lombardia a concedere il nulla osta idraulico.

La CMOP possedeva il documento di analisi che nel nostro testo abbiamo definito “Relazione CMOP” ove si legge la seguente conclusione (cfr pagina 90): “si rileva che la manifestazione in oggetto, per sua stessa natura, presenti, sulle diverse componenti ambientali, ineludibili impatti che l’ente autorizzatore deve tenere in considerazione, avendo cura che vengano evitate situazioni di conflitto con gli strumenti normativi e di pianificazione territoriale attualmente in vigore. Preso atto che l’ambito territoriale interessato è caratterizzato da una intrinseca fragilità a livello idrogeologico e da un significativo pregio naturalistico, occorrerà porre attenzione affinché vengano evitate le principali criticità concernenti la matrice ambientale attraversata e sia garantito il completo ripristino delle aree danneggiate, anche prevedendo adeguati interventi compensativi e ulteriori misure di vigilanza e controllo del territorio”.

Le preoccupazioni espresse nella “Relazione CMOP” si sono rivelate fondate, gli effetti temuti si sono purtroppo verificati, e spesso in misura ancora più seria di quella prevista, specie circa la compromissione di ambienti naturali.

L’’autore della “Relazione CMOP” ha scritto, che, considerata la fragilità dell’ecosistema fluviale “si rileva importante limitare la possibilità di interferenze negative sul torrente Staffora”, ma la percorrenza per ben 10 km dell’alveo del torrente è stata comunque autorizzata, e le immagini delle balle di paglia lasciate per mesi sul greto sono emblematiche del tipo di approccio concretamente adottato dagli organizzatori.

Impressionanti poi le fotografie del guado sull’Aronchio prima e dopo la gara.

Si è anche deciso di consentire la percorrenza, con i seri danni che abbiamo documentato, di un’area di pregio (il castagneto tra Monteforte e Bosmenso) già puntualmente individuata e per la quale si sta prefigurando un intervento di tutela (candidatura a sito “Rete Natura 2000”).

Ribadiamo poi che, nonostante il tempo trascorso, il capitolo del ripristini non è ancora esaurito.

Esso è stato largamente tralasciato dalle amministrazioni dei comuni alessandrini, cui quindi chiediamo di compiere le doverose verifiche circa il rispetto delle prescrizioni che accompagnavano le autorizzazioni concesse.

Verifiche che, in valle Staffora, sono necessarie per lo svincolo delle cauzioni depositate dagli organizzatori presso la CMOP e presso i diversi comuni. Nel nulla osta emesso dal comune di Varzi il 4 novembre 2021 si legge semplicemente che sulla viabilità VASP percorsa dalla gara, al fine di verificarne il ripristino è stato disposto un “sopralluogo a campione”.

Ci rendiamo conto che si tratta di un lavoro complesso. Tuttavia, stante l’entità e la diffusione degli impatti che abbiamo documentato, auspichiamo che gli tutti gli enti preposti compiano le verifiche con un adeguato livello di approfondimento, e che tengano anche conto delle segnalazioni delle associazioni e dei cittadini.

Considerazione finale

Il Forum Sentieri Vivi 4P, interpretando il comune sentire delle associazioni e comitati in esso riuniti, sottolinea come appaia anacronistica e contraria a modalità di adeguato accesso agli spazi naturali – tanto più qualora si tratti di aree con valenze paesaggistiche e naturalistiche e, magari, con emergenze di biodiversità degne di maggior tutela – una fruizione di forte impatto, “intensa”, di dette aree, quale quella che avviene attraverso gli sport motoristici (attuati per puro diletto e, quindi, ben diversi da altre attività motoristiche, quali quelle agricole, svolte per la coltivazione e manutenzione del territorio) siano essi esercitati a livello individuale, amatoriale o anche, come accaduto, attraverso l’organizzazione di eventi di livello internazionale.