Un gioiello naturale in pericolo
Il cayon del fiume Seti, nel Nepal occidentale ( da non confondersi con l’omonimo fiume Seti, presso l’Annapurna ) è un luogo di straordinaria e selvaggia bellezza naturale che ospita nel suo lussureggiante mantello forestale innumerevoli e rare specie vegetali e una fauna himalayana variegata e preziosa.
La vallata del Seti rappresenta anche da tempo immemorabile uno dei più significativi itinerari di pellegrinaggi. Grazie al valico Urai ( 5207 metri ), che si apre alla sua testata, è stato sempre possibile scavalcare il corrugamento himalayano per raggiungere dal Nepal e dall’India i laghi di Manasarovar e il sacro monte Kailas in Tibet.
Non solo pellegrini. Anche commercianti carovanieri e gruppi nomadici hanno usato e usano tuttora il percorso delle gole del Seti per trasportare con yaks e ovini da carico beni di prima necessità da una parte all’altra del confine montano.
Questo ambiente in cui si intrecciano straordinarie emergenze naturali e ben sedimentate attività umane è oggi in grande pericolo. Sta per essere varato il progetto di una strada carrozzabile tra Talkot ( subito a nord del centro di Chainpur) e il confine segnato dal valico Urai. I lavori sarebbero giustificati dal desiderio di facilitare il flusso dei pellegrini , riducendo drasticamente la fatica della salita. Il guadagno andrebbe solo a finire nelle tasche di un ristretto gruppo di commercianti possessori di auto e camioncini a quattro ruote motrici. Perché mai, ci si domanda, le tasse che pagano i nepalesi dovrebbero finanziare gli esorbitanti costi per la costruzione e il mantenimento di questa opera così inutilmente aggressiva e così priva di giustificazioni? Priva di giustificazioni perché in realtà il Nepal sta già ultimando nella stessa zona l’ apertura di due nuove strade carrozzabili verso il Tibet. Un poco più a occidente il cosiddetto Corridoio di Mahakali, e un poco più a oriente il percorso Simikot-Hisa o il passo Lapche. I pellegrini che non se la sentono di affrontare un lungo viaggio a piedi possono tranquillamente utilizzare tali alternative.
Tutto ciò considerato, consapevoli della posta in gioco e preoccupati per la crescente e devastante banalizzazione mercantilistica degli ambienti montani del corrugamento himalayano, noi, alpinisti di tutto il mondo, accogliendo l’invito rivoltoci da Mountain Wilderness, chiediamo con rispetto e forza ai Governo del Nepal di prendere coscienza del valore inestimabile delle gole del fiume Seti occidentale e di provvedere alla sua rigorosa salvaguardia. In particolare suggeriamo di compiere ogni sforzo al fine di ottenere l’ inserimento delle gole del Seti tra i monumenti naturali del mondo dell’UNESCO, accreditandole anche come il più nobile, arduo e spettacolare itinerario di pellegrinaggio attraverso l’Himalaya.
Nel contempo le comunità di Dhuli, Kanda, Dhalaung, Talkot dovrebbero essere aiutate per l’organizzazione di iniziative turistiche alternative, centrate sull’ospitalità diffusa, i percorsi di trekking, l’alpinismo, le offerte di attività outdoor. Anche discreti interventi per la stabilizzazione dei ponti, il mantenimento dei sentieri, l’attrezzatura di elementari posti tappa possono richiedere l’impiego delle popolazioni locali accrescendone i guadagni e aiutandole a migliorare le proprie condizioni di vita.
Le gole del Seti non meritano di essere violate e stravolte per favorire il mito di un falso progresso ancorato ossessivamente al traffico motorizzato!
Documento inviato per la firma ai Garanti di Mountain Wilderness International, ai componenti del Comitato Etico Scientifico di MW Italia, ai soci del Club Alpino Accademico Italiano.