Olimpiadi verdi o Olimpiadi del cemento?

Le Olimpiadi di Pechino si stanno rivelando come i Giochi più insostenibili di tutti i tempi tra violazione dei diritti umani e paesaggio sfregiato ma le preoccupazioni sono ormai rivolte verso Milano – Cortina 2026. Le associazioni ambientaliste dell’Alto Adige chiedono un’inversione di tendenza nella politica e l’investimento dei fondi olimpici esclusivamente in progetti verdi.

I giochi olimpici non lasciano l’ambiente indenne: migliaia di tonnellate di cemento vengono gettate ogni volta per la realizzazione di nuove infrastrutture, migliaia di persone e enormi quantità di attrezzature devono essere trasportate e rifornite. Ma se i problemi principali dati dalla costruzione delle infrastrutture e dal traffico individuale motorizzato vengono affrontati per tempo e in modo organico, gli effetti negativi dei giochi olimpici sull’ambiente e sulla qualità della vita dei residenti possono essere ridotti al minimo.

Traffico motorizzato

Strade nuove e più ampie generano nuovo traffico. L’Italia, e soprattutto l’Alto Adige, vogliono utilizzare i fondi olimpici per realizzare numerosi ampliamenti alla rete stradale. Uno degli esempi più eclatanti a riguardo è il nuovo collegamento previsto tra la strada statale della Val Pusteria e la strada per la Valle di Landro. Questo progetto conduce in parte attraverso aree Natura 2000, altamente tutelate a livello europeo. Inoltre sono previsti l’ampiamento della strada della Val Pusteria, lo sviluppo degli svincoli verso Valdaora, verso Anterselva e verso Sesto, l’ampliamento del collegamento tra San Cassiano e Cortina e molto altro ancora. A Cortina stessa, sono previsti enormi parcheggi e garage. Questo significa che nei prossimi anni e decenni un aumento del trasporto individuale motorizzato in Val Pusteria e in direzione di Cortina, con tutti gli effetti collaterali negativi per le persone e l’ambiente, non sta venendo solamente messo in conto e accettato, ma anche pianificato e favorito. Al contrario, il trasporto pubblico locale rimane in secondo piano.

Trasporto pubblico locale

Come progetto modello di sostenibilità per i giochi olimpici del 2026 viene ripetutamente citata dai responsabili la costruzione della variante ferroviaria della Val di Riga. Ma se un progetto infrastrutturale per il trasporto pubblico locale, necessario da decenni, deve aspettare le Olimpiadi per essere realizzato, dimostra chiaramente come i mezzi di trasporto sostenibili siano molto in basso nella lista delle priorità dei responsabili politici.
Se i fondi olimpici da dedicare ai trasporti devono davvero avere un effetto duraturo a beneficio della popolazione, allora l’investimento deve fluire al 100% nella riduzione del traffico, nell’espansione del trasporto pubblico locale e nelle strutture per pedoni e ciclisti. Mentre le Olimpiadi durano appena due settimane, le infrastrutture devono porsi l’obiettivo di migliorare la qualità della vita della popolazione per i decenni a venire.

Nessuna nuova grande struttura

Esistono già due ruderi olimpici in Italia: sono due piste da bob abbandonate al termine dei giochi e la prossima sarà costruita a Cortina per le Olimpiadi del 2026, con un costo che si avvicina ai cento milioni di Euro. Ciò fa emergere il problema fondamentale del sistema olimpico e il bluff della candidatura Milano-Cortina, basata sul fatto che la magigor parte delle infrastrutture erano già esistenti: invece di utilizzare strutture sportive già esistenti, vengono realizzate dal nulla nuove enormi strutture per ogni nuova sede, a spese della popolazione locale e dell’ambiente. Strutture che in gran parte dei casi, al termine dei giochi olimpici non vengono più utilizzate. Molte di queste gravano sulla popolazione locale e sull’ambiente per decenni e si parla di alcuni progetti che senza le Olimpiadi non riceverebbero nemmeno l’autorizzazione ad essere costruiti. A Cortina, per esempio, verranno realizzati diversi collegamenti sciistici e ad Anterselva, tra il resto, è prevista la costruzione di un nuovo bacino idrico in un bosco finora inviolato.

Svolgere le gare in strutture esistenti è un modo per  minimizzare l’impronta ecologica dei giochi. Per esempio, “una delle più moderne piste da bob e slittino del mondo” si trova nella vicina Igls, a pochi chilometri da Innsbruck e potrebbe essere facilmente utilizzata per le Olimpiadi invernali del 2026.

Cortina, 5 Torri

Valutazione di impatto ambientale e sul clima per le Olimpiadi

Se i leader politici prendono davvero seriamente le loro dichiarazioni sulla gestione sostenibile delle Olimpiadi invernali del 2026, allora ogni investimento deve essere controllato e monitorato per il suo impatto ambientale e sul clima. Le associazioni sottoscriventi chiedono quindi per le prossime Olimpiadi una valutazione dell’impatto ambientale e degli effetti sul clima. Inoltre la sostenibilità dei giochi invernali deve essere valutata attraverso un processo standardizzato e messa sotto costante osservazione.
L’esperienza degli ultimi anni mostra che i grandi eventi sportivi vengono sempre più spesso assegnati a stati con dittature, in modo che la questione sulla sostenibilità per le persone e l’ambiente debba essere affrontata solamente sulla carta. Per citarne un esempio, l’ex presidente della Federazione Internazionale di Sci e per molti anni membro del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) Gian Franco Kasper, in merito all’organizzazione dei giochi olimpici ha dichiarato nel 2019: “È un dato di fatto, per noi è più semplice nelle dittature, non ho voglia di discutere con gli ambientalisti”.
Solo una grande svolta di pensiero garantirebbe la sopravvivenza delle Olimpiadi a lungo termine – soprattutto qui da noi nelle Alpi. L’Alto Adige, che si pone l’obiettivo di diventare lo spazio vitale sostenibile più ambito d’Europa, si troverà così nel 2026 doppiamente sotto i riflettori. Solo un netto cambio di mentalità permetterebbe che quanto realizzato in occasione delle Olimpiadi sia fruibile anche in futuro dalle popolazioni locali, senza costituire una cicatrice per il territorio.

Comunicato stampa di Heimatpflegeverband Südtirol, Federazione Protezionisti Sudtirolesi, Mountain Wilderness