Il futuro dei laghi di Revine

Un documento di Mountain Wilderness ed Ecoistituto del Veneto.

La vallata del Fadalto è stata devastata dall’autostrada e sarebbe stato possibile evitarlo con un’opera meno impattante, magari in galleria. Noi ambientalisti ci siamo impegnati al massimo per evitare lo scempio o almeno mitigarlo, ma non ci siamo riusciti; è stato invece possibile, grazie al lavoro in Consiglio d’Europa di Alex Langer, fermare la continuazione dell’Alemagna fin dentro al cuore delle Dolomiti. Probabilmente se la A27 fosse stata completata fino a Monaco, le Dolomiti non sarebbero diventate Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Gli eventi degli ultimi mesi hanno dimostrato a tutta l’opinione pubblica quello che noi ambientalisti abbiamo sempre saputo: le grandi opere nazionali come la A27 o quelle regionali come il Mose o la Pedemontana sono state di molto sovradimensionate per nascondere meglio le tangenti, sia per i singoli politici che per i partiti.
Ma se il Fadalto è stato sfregiato, i laghi di Revine si sono salvati dalle mire di speculazioni e tangenti portate avanti da una parte degli stessi politici responsabili della A 27. Ora i laghi di Revine sono salvi: nessuno avrebbe né il coraggio né la possibilità di proporre la loro trasformazione in un anonimo ma costosissimo bacino di canottaggio, come era accaduto negli anni ’80, ed ora anche l’Europa ne impone la tutela quale area SIC di Rete Natura 2000.
Tuttavia le amministrazioni locali devono fare ancora molta strada prima di capire il valore di questo straordinario ambiente lacustre. Basti vedere le notevoli somme spese dalla passata amministrazione del comune di Revine per rifare i marciapiedi, ma non hanno speso nulla per una vera valorizzazione e tutela dell’ambiente naturale. Un altro esempio è la perdita, nei pressi dei laghi, di uno straordinario deposito di tronchi fossili di larice di circa 17.000 anni fa, tra i più antichi d’Europa, che da soli avrebbero meritato un museo ma che amministratori distratti hanno lasciato venissero asportati abusivamente.
E’ stato creato il Parco Archeologico del Livelet che sta diventando una realtà sempre più importante in campo didattico e anche turistico, ma non basta e bisogna passare ad altri interventi di valorizzazione più incisivi. Sulle sponde dei laghi giace ancora sotto terra un importante patrimonio archeologico. Anni fa Cassamarca aveva finanziato uno scavo esplorativo con l’evidente scopo di dimostrare che il valore archeologico non esisteva, ma quando i reperti sono emersi in grande quantità lo scavo è stato addirittura abbandonato in gran fretta.
La Regione dovrebbe intervenire, di concerto con i comuni, per promuovere nuovi scavi archeologici allo scopo di portare alla luce i resti dei villaggi palafitticoli e i reperti che sicuramente esistono, per arrivare alla creazione di un Museo delle Palafitte in riva ai laghi, così come ad esempio è successo in trentino con il lago di Ledro.
La mancanza di risorse economiche non può più essere una scusa, quello che è mancato finora alle amministrazioni locali è stata la capacità di progettare un futuro importante, limitandosi invece a realizzare marciapiedi, ormeggi, parcheggi e barbecue; ecco perché deve intervenire la Regione che ha più facilità ad accedere a contributi nazionali o europei.
Un Museo delle Palafitte potrebbe trovare importanti finanziamenti sia statali che europei e diventerebbe un’attrazione turistica e culturale importante, creando economia. Magari esistono ancora, totalmente immersi nelle argille, altri tronchi fossili, che potrebbero essere estratti e portati nel nuovo Museo delle Palafitte ed anche questi sarebbero un’attrazione importante.
Ora che le grandi opere hanno mostrato il motivo della loro realizzazione, è tempo che la Regione cambi rotta promuovendo e finanziando altri tipi di intervento, molto meno costosi ma diffusi sul territorio e che, conservando e valorizzando l’ambiente naturale e i suoi valori culturali, sia anche in grado di creare posti di lavoro ed economia. I politici regionali, almeno quelli rimasti fuori dalle indagini dei magistrati, devono avere il coraggio di cambiare rotta ed essere in grado di dimostrare che desiderano un futuro diverso dal cupo presente nel quale politici corrotti e grandi imprenditori spietati e senza etica ci hanno fatto sprofondare.

Toio de Savorgnani – Mountain Wilderness
Michele Boato – direttore Ecoistituto Veneto A. Langer

veneto@mountainwilderness.it