Boschi in fiamme, il nuovo fronte dell’incuria

Gli incendi dello scorso inverno rischiano di riproporsi con l’arrivo dell’estate. di Stefano Sala

Riproponiamo di seguito un articolo del notiziario di dicembre.

Gli incendi nella stagione invernale non hanno mai costituito quanto in questo arido e mite inverno un problema serio per le Alpi Italiane e, nello specifico, per quelle Lombarde. Faceva impressione assistere all’enorme incendio che affliggeva il Monte Due Mani, posto poco sopra la città di Lecco in Lombardia, che ha distrutto circa due chilometri quadrati di bosco, espandendosi molto velocemente. Quello del Monte Due Mani è solo l’ennesimo incendio che si è verificato nelle Alpi e Prealpi lombarde. Dall’inizio dell’anno sono infatti andati a fuoco 140 ettari di bosco in Val Bregaglia, 200 ettari circa sui Corni di Canzo, 300 ettari in sul Monte Trabucco in Val Camonica. Molti incendi sembrano essere stati causati da botti di capodanno, da piromani in azione sul territorio o da cause ancora da definirsi. È tuttavia possibile affermare che tutti questi esempi sono forse accomunati da un elemento: la mancanza di una prevenzione e di una gestione efficace del territorio boschivo, nonché la mancanza di una sensibilità ambientale da parte dei frequentatori della montagna sempre più allarmante.
Se da una parte, con il mese di gennaio, non esiste più il Corpo Forestale dello Stato e le politiche di gestione forestali e delle aree protette troppe volte in Italia, per come adottate, sono incoerenti con i principi della conservazione della biodiversità e della sicurezza idrogeologica, dall’altra le nostre montagne versano in uno stato generale di incuria nella manutenzione di sentieri e aree tagliafuoco, unito a inverni
sempre più secchi, con minori precipitazioni nevose e con temperature più elevate a causa dei cambiamenti climatici.
Quello che sta succedendo sulle nostre montagne deve farci riflettere sull’importanza di una cultura ambientale e di prevenzione dei rischi in ambiente montano. È forse questa incuria da parte dei frequentatori della montagna il sintomo di una mancanza di rispetto per il proprio territorio? Forse, dunque, non è più il caso di utilizzare fondi e di sprecare l’acqua in alta quota per l’innevamento artificiale di piste da sci con i bilanci sempre in passivo. Si rende necessario difendere gli alpeggi, gli spazi liberi, i boschi, la fauna selvatica attuando politiche di conservazione attiva del territorio, investendo con sempre maggiore convinzione nella conservazione del territorio, nell’impedire il consumo di suoli e nel paesaggio.

Stefano Sala