Emergenza ghiacciai

L’articolo di Carlo Alberto Pinelli – Stiamo perdendo il Monte Bianco – ha dato il via a un dibattito all’interno di Mountain Wilderness.
Di seguito l’intervento del professor Massimo Frezzotti.

Massimo Frezzotti

Per quanto riguarda la riflessione sui ghiacciai del Monte Bianco, mentre ritengo giusto e sacrosanta la salvaguardia dell’ambiente dall’attacco del turismo senza frontiere, mi trova in totale disaccordo nella conclusione della riflessione “In questa prospettiva la contrazione dei ghiacciai, per quanto dolorosa, appare addirittura, paradossalmente, come un male minore”.

I ghiacciai stanno rappresentando l’icona negativa dei cambiamenti climatici dovuti all’utilizzo dei combustibili fossili da parte dell’uomo che ha portato a un aumento della temperature sulle Alpi di +2° C dall’inizio del XX secolo, il doppio del valore a scala globale. La CO2, gas a “effetto serra”, è aumentato di 130 parti per milione (ppm) dall’epoca preindustriale, passando da 280 agli attuali 410 ppm, una quantità mia vista negli ultimi 800 mila anni, con una velocità di incremento 200 volte maggiore di qualsiasi aumento osservato in condizioni naturali. Nel corso dell’ultimo secolo i ghiacciai delle Alpi sono passati da 4470 km2 a meno di 1780 km2 perdendo più del 60% della superficie. Entro la fine del secolo i ghiacciai sulle nostre Alpi rimarranno in aree molto limitate solo al di sopra dei 3500 m, nelle previsioni più ottimistiche. In questo momento i ghiacciai sono alla loro minima estensione degli ultimi 6-7 mila anni, come la mummia di Otzi ci testimonia.

Aletchgletscher. Foto: Sergio Ruzzenenti

La fusione dei ghiacci porterà entro la fine del secolo a un aumento del livello dei mari superiore al metro e i cambiamenti del ciclo idrologico porteranno carestie e inondazioni con migrazioni climatiche di massa dell’ordine di 200-300 MILIONI di quelle popolazioni povere che non hanno le risorse economiche per adattarsi alle nuove condizioni climatico/ambientali, e che subiscono l’aumento della CO2 perpetuato nell’ultimo secolo dalle popolazioni ricche “occidentali”.

Quindi il ritiro dei ghiacciai, non è un fatto “naturale”, ma è causato dal cambiamento della composizione chimica dell’atmosfera da parte dell’uomo che stanno modificano le condizioni naturali dell’ambiente anche e soprattutto quello delle alte quote e polari.

La salvaguardia dell’ambiente montano è sicuramente un problema e molto importante, ma le modificazioni ambientali causate dall’uomo a livello planetario sono e devono essere una priorità.

L’aumento della popolazione mondiale sicuramente è un problema ulteriore, che amplifica esponenzialmente il problema, ma è l’utilizzo dei combustibili fossili attualmente il problema più importante a cui bisogna trovare delle soluzioni alternative. Non bisogna guardare i valori di emissione per paese, ma i valori pro-capite, la Cina oggi emette CO2 in valore assoluto più degli USA, ma stiamo parlano di quasi 1.4 miliardi di persone contro i 0.33 miliardi americani, le emissioni pro-capite sono il valore a cui guardare.

L’anidride carbonica è un gas trasparente all’occhio umano non deturpa il paesaggio, ma purtroppo è ben “visibile” alla radiazione infrarossa non permettendo la dispersione nello spazio del calore dovuta al riscaldamento della radiazione solare.

L’aumento della temperatura, causato dall’aumento dei gas ad “effetto serra”, porterà a rilevanti cambiamenti di tutti i paesaggi ed in particolare quelli delle alte quote montane e delle aree polari, il paesaggio sarà modificato drasticamente con la scomparsa dei ghiacciai, crolli sempre più rilevanti a causa della fusione del permafrost e cambiamenti della fauna e della flora.

Aletshgletsher. Foto: Sergio Ruzzenente

Con questo NON ritengo che coprire il nostro paese di impianti di risalita, o pale eoliche e pannelli solari sia auspicabile, ma una soluzione al problema bisogna proporla, e sicuramente il nucleare non può essere un’ alternativa.

I Ghiacciai sono una risorsa molto importante dal punto di vista paesaggistico ed economico, e il loro ritiro non è paradossalmente un male minore, rappresentano il simbolo del disastro ambientale a cui stiamo andando incontro.

I ghiacciai, come Greta, sono un simbolo e vengono seguiti molto di più dall’opinione pubblica che migliaia di scienziati che negli ultimi 30 anni hanno messo in evidenza questi pericoli, ed in questo senso dobbiamo “utilizzarli”, e non sminuire il loro drastico ritiro dovuto all’azione dell’uomo.

Il cambiamento climatico è un emergenza mondiale e se non interveniamo immediatamente lasceremo un debito e disastro ambientale insostenibile ai nostri figli, nipoti e pronipoti.

Massimo Frezzotti